Comunicati lavoratori whirpool sciopero lotta napoli

Published on Settembre 1st, 2019 | by Militant

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16,9 MILIONI “DI FAVORE” ALLA MULTINAZIONALE AMERICANA WHIRLPOOL: IN CAMBIO DEL NULLA

Di: Fronte militante per la ricostruzione del partito comunista (QUI l’originale)

L’indecoroso teatrino messo in scena a favore della multinazionale americana, cui è stato sostanzialmente regalato l’impianto industriale di Via Argine a Napoli, continua ancora.
La storica fabbrica produce tra i migliori elettrodomestici progettati in Europa e venduti in tutto il mondo, ma è anche un insediamento in cui nei primi anni ’70 i comunisti m-l organizzarono e realizzarono le lotte operaie più avanzate e più lungimiranti. Erano di quegli anni le parole d’ordine contro la polivalenza e la flessibilità, le contro-piattaforme che contrastavano i fenomeni corruttivi della Classe, a partire dalle assunzioni riservate ai figli e parenti degli operai che andavano in pensione, le battaglie contro i cottimi e gli straordinari, il tutto condotto da compagni valorosi come il nostro Giovanni Marzatico, morto giovane.
Poi venne la vittoria dei rinnegati Lama e Trentin, la teorizzazione della fine del “salario come variabile indipendente”, l’EUR, il consociativismo, fino ai giorni nostri con l’aperto collaborazionismo dei sindacati cosiddetti confederali. E con ciò il disarmo completo della classe operaia, costretta ai rituali delle regolari ed ineluttabili sconfitte, alle bandiere rosse ai cancelli per segnalare l’ennesima chiusura di una fabbrica, alle svendite degli impianti agli imperialismi di turno, al completo dominio delle mafie laddove era fiorita la civiltà operaia, nella Città orientale di Napoli.

Le vicende di questi mesi della Whirlpool sono, dunque, figlie di quelle grandi sconfitte, soprattutto in una fabbrica dove non v’è ormai traccia di un sindacato conflittuale, in cui non si afferma l’idea e la pratica di un ricostruito Sindacato di Classe. Dove si volantinava alle 5 del mattino, oggi magari si appoggia una bandiera rossa e si va via, lasciando agli operai più avvertiti la curiosità di chiederci chi l’abbia lasciata lì. I figli e nipoti di quegli operai rivoluzionari sono oggi avvezzi al clientelismo spicciolo, si iscrivono ad un sedicente sindacato nella speranza di sfuggire al licenziamento, con gli stessi meccanismi attraverso i quali furono assunti.
Come si può pensare, in queste condizioni, di sfuggire all’ennesima sconfitta campale?

Ha lo scenario aperto, quindi, il teatrino dei ministri infingardi ed incapaci, ai quali si confà il ruolo del guappo che minaccia la multinazionale di bloccare i fondi di sostegno per la stabilizzazione, soldi degli stessi lavoratori. Salvo poi ad aumentare la posta, fino a ben 17 milioni di euro, il tutto nell’arco di poche settimane.
I lavoratori ad aspettare nel presidio di fabbrica le notizie di qualche fortunato sindacalista, i capetti che rilasciano alla stampa dichiarazioni di circostanza ed invitano le forze politiche, la chiesa, il cosiddetto mondo produttivo a condurre iniziative utili, nella verità ulteriori, ipocrite finzioni.

Finito l’agosto torrido, l’azienda si rifà viva e fa marameo a ministri, sindacati padronali, forze politiche: i soldi non bastano, «interventi non sufficienti a garantire la profittabilità dello stabilimento di Napoli» (anche la lingua italiana diventa orribile sulla bocca dei padroni). Il tutto viene rimandato alla dichiarazione: «l’unica soluzione percorribile è dare una nuova missione produttiva al sito». Dunque nuova dismissione e forse l’ennesimo centro commerciale, nato vecchio con l’affermarsi dell’e-commerce.
Dopo il danno la beffa, la dichiarazione di un portaborse regionale che, vergognosamente, afferma: «La pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto che stanzia 16,9 milioni a favore del gruppo Whirlpool è l’ennesima prova di lealtà del governo del Movimento 5 Stelle e del ministro Luigi Di Maio». Lealtà a lor signori, ovviamente.

Non abbiamo dunque che da perdere le nostre catene e, oggi più che mai, serve mettere mano, nella Classe e con la Classe, alla ricostruzione del Partito Comunista d’Italia, partecipando ad organizzare le lotte operaie con un nuovo Sindacato di classe

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