Iniziative

Published on Agosto 10th, 2013 | by Militant1

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NO MUOS: Ecco cos’è successo veramente ieri

#NoMuos. Se l’informazione tutta “buca” o nasconde un evento storico.

Questo è l’unico articolo che fotografa gli avvenimenti per come si sono realmente svolti durante la manifestazione. L’autore non fa parte del nostro gruppo. Ho molto apprezzato la schietta sincerità di questo pezzo e lo riporto tale e quale dal sito dell’autore..

di Sebastiano Gulisano

Sono di parte, lo so, dalla parte dei No Muos, dalla parte di chi difende la propria terra, la propria salute e la pace dalla prepotenza di un apparato economico, finanziario, militare, politico e mafioso planetario. Sono di parte, lo so, dalla parte di chi si oppone all’arroganza e alla prepotenza di ogni potere più o meno palese e istituzionale o occulto.
Io sono di parte e ieri, a Niscemi, ho visto cose diverse da quelle che hanno raccontato in coro compatto i media nazionali.

Io sono di parte e ieri ho assistito a un fatto storico di portata planetaria di cui i media nazionali non si sono accorti o hanno distorto: migliaia di persone hanno invaso pacificamente una base militare statunitense. Oltre a essere di parte, sono pure giornalista e da giornalista sostengo che questa è la notizia del 9 agosto a Niscemi. E da giornalista sostengo che i media italiani hanno “bucato” la notizia.
Ho letto i giornali di oggi, purtroppo non ho visto i tg (me li hanno raccontati, comunque) e non ne parlo. Bene. Per tutti, ieri ci sarebbero stati “scontri” fra manifestanti e forze dell’ordine nel corso dei quali sarebbe stato ferito un finanziere. Inoltre, i manifestanti avrebbero lanciato un bengala contro un elicottero della polizia.
Non so cosa intendano i media per “scontri”: io ho visto un corteo che spingeva pacificamente per entrare nella base a volto scoperto, capo scoperto e mani alzate. Ho visto un finanziere cadere perdendo l’equilibrio perché in bilico su una scarpata e farsi male a un ginocchio e ho sentito i suoi colleghi imprecare contro “chi ci manda qui senza adeguate protezioni”, non contro i manifestanti, alcuni dei quali sono invece intervenuti a soccorrerlo e porgergli bottigliette d’acqua e ho visto sguardi di gratitudine da parte degli altri finanzieri.
Ho sentito il botto di due bengala sparati verso verso l’alto e non contro l’elicottero, che non era affatto lungo la direttrice del razzo colorato esploso per fare coreografia. Ho visto anche tre pietre volare all’indirizzo delle forze dell’ordine. Ho visto i manifestanti neutralizzare chi lanciava pietre e li ho sentiti mentre invitavano con successo i lanciatori di bengala ad astenersi perché c’era il rischio concreto di incendiare il bosco, con conseguenze imprevedibili.
Ho visto anche manganellate contro gli attivisti che reggevano lo striscione di apertura del corteo nel tentativo di farli desistere dallo sfondamento. Ho visto le forze dell’ordine decidere (ché qualcuno lo ha deciso) di non disperdere i manifestanti coi lacrimogeni e poi pestarli come ho visto fare tante, troppe volte nel corso degli anni, a partire da 30 anni prima a Comiso, a pochi chilometri da qui. Ho visto poliziotti, carabinieri e finanzieri “arrendersi” – per scelta, con senso di responsabilità – alle migliaia di persone che si sono riversare nella base con l’obiettivo di “riportare a casa” i dieci attivisti che fra il tramonto dell’8 agosto e l’alba del 9, si erano inerpicati su cinque antenne del sistema di telecomunicazioni statunitense e riuscire nell’obiettivo, dopo avere contrattato la “liberazione” coi responsabili dell’ordine pubblico.
Ieri ho visto cose che mai avrei immaginato di potere vedere – il monologo del replicante di Blade Runner – e sono rimasto a bocca aperta. Sì, ero incredulo assistendo all’invasione pacifica della base NRFT di Niscemi, dov’è in fase di ultimazione il MUOS, da parte di giovani, anziani, donne e bambini. Non credevo ai miei occhi. Migliaia di persone che violavano una base militare Usa. Inimmaginabile. Eppure stava succedendo, lì, davanti ai miei occhi. Ed era – E’ – un fatto storico.

Poi ho letto i giornali e mi chiedo che film abbiano visto i miei colleghi. Apro Repubblica e trovo un’intervista al “governatore” Crocetta che parla di infiltrazioni mafiose fra i No Muos e penso che dopo avere fatto per un anno il gioco delle tre carte proietti su altri la cultura mafiosa di cui è impregnato fino al midollo, diffamando in perfetto stile mafioso.
Mi chiamo Sebastiano Gulisano, sono un giornalista, sono cresciuto nella redazione dei Siciliani, il mensile fondato da Giuseppe Fava, e non piglio lezioni di antimafiosità da un signore vanesio, megalomane e arrogante che ha arruolato il peggio della classe politica siciliana per arrivare a Palazzo d’Orleans.
Mi chiamo Sebastiano Gulisano, faccio il giornalista da trent’anni e non mi riconosco nelle titolazioni roboanti dei media embedded di questo Paese.
Mi chiamo Sebastiano Gulisano, sono un cittadino italiano e sono contro il Muos, perché è uno strumento di guerra e perché va ad aggiungersi ai “killer invisibili” che da decenni avvelenano mortalmente i niscemesi (il petrolchimico di Gela e le 46 antenne Usa già esistenti nella Sughereta).

Sfogliando i giornali di oggi penso ci sia una foto, pubblicata con grande evidenza da La Sicilia di Catania, che racconti meglio di qualsiasi parola i “terribili” No Muos favoleggiati dai media, l’ha scattata il collega Antonio Parrinello, insieme al quale ho avuto l’onore di lavorare per un breve periodo 25 anni fa. Una foto che parla da sé, per chi sa leggere, senza bisogno di didascalie. Dunque la “leggo” a chi non sa leggere: al di là degli scudi solo volti scoperti, capi scoperti e mani alzate. Se questi sono i “violenti” vuol dire che ieri il sole picchiava talmente forte che ha ottenebrato le idee ai narratori sedicenti neutrali.

Fonte: Il vizio della memoria


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