Politica

Published on Settembre 17th, 2013 | by Collettivo Red Militant

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BENTORNATO COLLETTIVO RED MILITANT!

di Collettivo Red Militant

Mentre scriviamo queste righe ci risuona in mente l’insegnamento di Marx: i comunisti fanno “l’analisi concreta della situazione concreta”. Proprio seguendo Marx siamo arrivati alla rapida conclusione della nostra esperienza con “Comunisti sinistra popolare”, senza rimpianto alcuno. Questo perché noi comunisti non viviamo di dogmi né di miti e non consideriamo il partito come un luogo di culto dove il sommo sacerdote che dispensa il sacro verbo. Il partito per noi è uno strumento di lavoro che, come tale, può essere utile (e diventare determinante) per l’avanzata del processo rivoluzionario, così come può diventare una zavorra in quanto dispensatore di un “comunismo” adulterato perché inquinato dall’opportunismo e dal revisionismo in tutte le loro varianti storiche.

Comunisti Sinistra Popolare: ambiguità ed eclettismo

Noi del Collettivo Red Militant avevamo colto la novità, nel panorama politico, di un’organizzazione che, particolarmente nell’ultimo anno, aveva adottato parole d’ordine rivoluzionarie sotto il determinante influsso dei partiti comunisti di altri paesi e del KKE in particolare. Nessuno di noi ha mai pensato di dare un assegno in bianco a Rizzo, di cui conosciamo perfettamente il rovinoso passato politico, ma abbiamo ritenuto necessario “sporcarci le mani”, verificare direttamente la bontà di questo nuovo percorso, verificare se era possibile, già adesso, dare il nostro contributo per la costruzione dell’organizzazione comunista e per la sua liberazione dalle scorie dell’ideologia e della pratica revisionista. Proprio perché non agiamo per fede e non abbiamo bisogno di essere “adottati” da qualche casa madre, in queste settimane – nei rapporti con “Comunisti sinistra popolare” – ci siamo mossi con lealtà (dal corteo No Muos a Niscemi alla lotta sulla questione degli immigrati) ma anche con il cervello acceso, con indipendenza di giudizio, verificando comportamenti e posizioni alla luce di quella teoria scientifica dei processi storici che risponde al nome di marxismo. Fuori da quest’ambito il partito, piccolo o grande che sia, non serve a nulla, anzi serve alla classe dominante per confondere le coscienze di tanti che, in assoluta buona fede, si avvicinano all’idea del comunismo. I gravissimi problemi nei rapporti con “Csp” sono ampiamente illustrati nello scritto “Sinistra popolare e Rizzo: comunisti o comunitaristi?”. Nessuna connivenza è possibile, nessun silenzio è tollerabile perché entrambi diventano complici di direzioni politiche che generano confusione e disorientamento tra i militanti.

Sulla moralità rivoluzionaria

Noi riteniamo che i dirigenti di un’organizzazione comunista debbano essere esempio di correttezza per i militanti, garanzia di linearità nei comportamenti e nelle decisioni, nell’interesse della crescita politica – su basi sane ed ideologicamente corrette – dei militanti e dell’organizzazione nel suo complesso. Quanto avvenuto a proposito dell’articolo-proclama di Fusaro è la cartina di tornasole di come viene diretto “Comunisti sinistra popolare”. Con un atteggiamento tipico delle televendite sono state propinate ai compagni le più incredibili dicerie: a) l’articolo di Fusaro non era mai stato pubblicato (sic!); b) anzi no, l’articolo era stato pubblicato, ma solo per due ore (doppio sic!!); c) si trattava di una svista del diciottenne – proprio così – che gestisce il sito (triplo sic!!!). Se fosse vera quest’ultima versione saremmo in presenza di un partito diretto da dilettanti che gestisce il proprio sito con sfrenata leggerezza mista ad un’approssimazione degna del peggior giornalino di scuola media inferiore! Negli altri due casi siamo in presenza di un cinismo riprovevole dove si gioca con la buona fede dei compagni pensando che siano gregge che abbocca ad ogni, sia pur maldestra, uscita del pastore. Ciliegina finale è stata la sparizione, nel nulla, dell’articolo programmatico di Fusaro, come se il sito del partito fosse un giornalino degli annunci, una sorta di “Porta Portese” e niente più.

Che facciamo? Continuiamo il lavoro!

Se per noi comunisti il lavoro di elaborazione e azione concreta deve partire dal metodo e dai fondamenti teorici che ci contraddistinguono, il nostro atteggiamento verso il problema dell’organizzazione deve essere conseguente. Lavorare per il partito è il nostro compito, come e più di prima, pur non essendolo. E per fare questo non viviamo nella messianica attesa di atti fondativi né smaniamo pensando di acquistare, attraverso il partito, il biglietto in prima fila per assistere allo spettacolo della rivoluzione. Con Marx pensiamo che “il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”. Ne consegue, spiegava sempre Marx, che il partito “si forma dappertutto, in modo naturale, sul terreno della società moderna” . Ed aggiungeva: “intendo partito nella sua larga accezione storica”. La società capitalista, con le sue contraddizioni insolubili e sempre più acute lavora meglio di tanti sedicenti comunisti al suo superamento. L’assenza di un partito autenticamente comunista formalmente costituito in Italia può ritardare l’opera dei comunisti, ma non annullarla. E’ certamente conseguenza dell’azione della borghesia che, quanto più è con l’acqua alla gola, tanto più deve fabbricare “opposizioni” docili per narcotizzare i processi di lotta e renderli innocui. In Grecia hanno costituito Syriza, in Italia davvero non ne hanno bisogno. La lotta rivoluzionaria non è una linea retta – ci ricordava Lenin – ma è un processo continuo che porterà alla sconfitta della classe oggi dominante. Ci attende un lavoro lungo e difficile, ma irrinunciabile, nel corso del quale, ne siamo sicuri, ci troveremo a fianco anche tanti militanti del Csp che abbiamo conosciuto e apprezzato, fuori dalla palude del finto-comunismo, sia nelle sue versioni storiche che in quelle aggiornate. Al lavoro compagni!

Collettivo Red Militant

 

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One Response to BENTORNATO COLLETTIVO RED MILITANT!

  1. Alfredo says:

    Una scelta coraggiosa quella dei compagni di Red Militant. Non hanno accettato le poltrone (quasi tutti gli iscritti al partito di Rizzo sono membri del Comitato centrale!) ed hanno fatto bene. Quanti ancora si illudono della bontà del partito di Rizzo se ne renderanno conto ben presto: li attende un congresso blindato fatto su misura per osannare il grande capo. A chi serve tutto questo? Certo non ai lavoratori!
    Alfredo

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