Approfondimento

Published on Settembre 15th, 2015 | by Militant1

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Avanguardia Curda

Quando si parla di “curdi” e “popolo curdo” è bene fare chiarezza su chi si sta sostenendo e perché. Infatti non significa niente dichiarare di essere a favore dei “curdi” perché questi sono una realtà molto eterogenea. Le violenze contro il popolo curdo sono sempre state tollerate dai grandi paesi capitalisti. E’ una storia di ipocrisia tipica del mondo capitalista, perché i diritti tanto sbandierati di giustizia e uguaglianza dei popoli valgono solo se il tuo popolo è ricco, potente e ha qualcosa da offrire. I curdi della Siria,dell’Iran e della Turchia sono sempre stati una spina nel fianco delle nazioni minori alleate con l’imperialismo americano o con quello russo e per questo motivo, mentre questi venivano massacrati in nome degli interessi nazionalisti arabi, queste nazioni imperialiste si voltavano dall’altra parte. Chiariamo quindi che Red Militant è assolutamente contrario al piano di arruolamento della popolazione curda, in particolare dell’Iraq sotto la bandiera dell’antiterrorismo, perché questa è un’operazione reazionaria. Il nostro sostegno non è semplicemente in funzione anti ISIS, spauracchio per il buon borghese cristiano, ma in generale per la lotta contro l’imperialismo e il colonialismo occidentale condotto da alcune formazioni curde.

In Iraq sono presenti i peshmerga di Massoud Barzani, che combattono l’ISIS da molto tempo, ma che sono diretti sottoposti dell’imperialismo USA e sperano di ottenere da questi uno stato curdo in cambio di sostegno militare. Barzani ha anche lodato i bombardamenti turchi contro i miliziani del PKK della regione montuosa del Qandil, esprimendosi anche contro i curdi siriani del Pyd. Questi miliziani non rappresentano alcun ostacolo per l’imperialismo che si abbatte sulle regioni mediorientali, ma anzi vi è dentro. Inoltre queste tattiche politiche mostrano come gli appelli di Barzani “All’unità di tutti i curdi” siano ipocriti, così come qualsiasi tentativo di unire una popolazione sotto una bandiera nazionale, piuttosto che di classe. Questi sono i rappresentanti di una borghesia nazionale curda che vorrebbe costruire una sua nazione accodandosi all’Occidente e non rappresenta alcun tipo di progressione per la lotta contro il capitalismo.

In Siria non è mai stato permesso ai curdi di poter creare un proprio partito e le agenzie di sicurezza siriane hanno perseguitato e incarcerato molti turchi utilizzando articoli penali, come il 288 (costituire un’organizzazione politica o un gruppo internazionale senza il permesso del governo); oppure il 336 (Ogni incontro in uno spazio pubblico è considerato disordine se ci sono almeno sette persone che si sono radunate per protestare contro una decisione o un provvedimento del governo, oppure se ci sono 20 persone che sembra che possano minacciare la tranquillità generale). Nel Dicembre del 2006 lo Yekiti organizzò una dimostrazione nella città di Quamishli per chiedere il riconoscimento dei diritti dei curdi dentro lo stato siriano. In quell’occasione i manifestanti vennero picchiati e dispersi. Lo stesso accadde l’8 marzo del 2008, quando i curdi vollero celebrare la giornata internazionale della donna, in quel giorno vennero arrestate 10 persone, inclusi due bambini. Nel Novembre del 2008 i curdi siriani manifestarono contro il decreto presidenziale n.49 entrato in vigore il 10 Settembre di quell’anno. Il decreto imponeva che ogni compravendita di terre o immobili ai confini dello stato siriano venisse fatta solo sotto la supervisione e l’approvazione dello stato siriano. Il decreto ha avuto il maggior impatto sui curdi, poiché rendendo più difficoltoso l’acquisto di case e terre nei loro luoghi di origine, in questo caso la Rojava , il governo siriano ha cercato di scoraggiare i curdi a rimanere in quelle zone, in linea con il suo piano di nazionalizzazione araba del paese. Durante la manifestazione pacifica a Damasco del 2 Novembre del 2008 contro questo decreto, il governo siriano arrestò 200 persone e le rilasciò dopo 13 ore. Spesso la Siria e la Turchia , sono stati complici in questa repressione del popolo curdo, come nel Novembre del 2007, quando le forze di sicurezza siriane usarono proiettili veri e gas lacrimogeni per disperdere 200 curdi siriani che parteciparono alla manifestazione di Qamishli ontro le minacce turche di invasione delle zone curde del nord dell’Iraq. (1) E’ proprio grazie alle lotte contro lo stato Baath che è nato il PYD, che dal 2004 ha rafforzato i suoi mezzi di auto-difesa che lo hanno portato oggi a poter combattere contro le forze imperialiste di ogni specie.

In Iran opera il YRK e anche qui i curdi iracheni e lo stato dell’ayatollah hanno formato un’alleanza per limitare l’espansione dei curdi che vogliono opporsi all’imperialismo e non solo all’Isis. L’Iran, come la Turchia , non permetterà che un’associazione di partiti transnazionale, com’è quello tra PKK, PYD e YRK, possa mettere a rischio il modello nazionalista arabo e teocratico del paese, e infatti i curdi iraniani sono al momento i più isolati. Bisogna comunque sostenere questa battaglia contro le borghesie consorelle della Siria, dell’Iraq, della Turchia e dell’Iran.
Riguardo la questione dei curdi in Turchia, per fare un dettagliato elenco di tutti i fenomeni repressivi contro questo popolo si dovrebbe scrivere un articolo a parte. Basterà citare il più recente assedio alla regione di Cizre ad opera dei militari turchi e di volontari nazionalisti. Invece qui vogliamo specificare come le violenze perpetrate contro il popolo curdo non siano una manifestazione di odio propria del solo Erdogan, ma piuttosto è una violenza sistematica che lo stato turco esercita contro icurdi, ma anche contro i turchi, lper esercitare il potere assoluto sulla società. Nella violenza dello stato turco contro i curdi, ma anche contro quelli che una volta manifestarono in piazza Taksim, si rivela tutta la forza oppressiva del nazionalismo capitalista, che non risparmia nessuno che osi opporvisi.

Oggi l’organizzazione dei curdi contro lo stato islamico ha permesso di poter porre all’attenzione di tutti la loro lotta che dura da decenni contro qualsiasi tipo di oppressione, islamica, turca o siriana, ma anche contro qualsiasi tentativo di manipolazione da parte delle potenze capitaliste. I curdi sono riusciti a prendere le distanze sia dalle forze del regime Baath, sia da quelle di opposizione, mostrandosi come terza forza in grado di combattere indipendentemente e proponendo soluzioni alternative a quelle filo-Assad e filo-primavera araba, aprendo una terza via. I tentativi di lusinghe da parte degli uni e degli altri per tirarli dalla propria parte, promettendo di rispettare i diritti negati nella possibile ricostruzione del paese, non hanno sciolto il movimento curdo, che ha maturato una forte identità in tanti anni di lotte. Sosteniamo quindi quella parte di popolo curdo, rappresentato dal PKK, dal PYD, dall’YRK che conducono una vera battaglia antimperialista e contro le manipolazioni occidentali. La risposta contro gli aggressori potrà portare ad un vero cambiamento per i popoli del medioriente solo se saprà scavalcare gli embrioni di una classe borghese che sta cercando di costituirsi. Riteniamo quindi che sia un dovere prendere parte a manifestazioni e atti di solidarietà per queste formazioni. Il silenzio e l’ambiguità di certi compagni sulla battaglia che questi curdi stanno combattendo contro l’imperialismo, va contro i principi di solidarietà internazionale e antimperialisti, soprattutto se questi stessi si lanciano in lodi sperticate verso l’ex regime di Assad.

E’ chiaro che mentre da una parte le borghesie mediorientali sono pronte a qualsiasi tipo di compromesso o apertura verso gli imperialismi occidentali e disposte anche a sedersi con loro in tavoli diplomatici per aggiudicarsi un posto nel panorama politico mondiale; dall’altra sono invece sicure, ciniche e brutalmente coerenti nel loro obiettivo di soffocare qualsiasi tipo di insurrezione popolare antimperialista. I comunisti non possono simpatizzare per nessuna di queste nazioni-fantoccio arabe, opportuniste e manovriere, ma devono analizzare e capire che l’instabilità mediorientale nasce dalla lotta tra queste borghesie e dal capitalismo e che l’unico modo per pacificare il medioriente non è solo la lotta all’Isis o il sostengo all’una o all’altra borghesia nazionale, ma la fine del capitalismo e della borghesia stessa.

(1) http://www.refworld.org/docid/4b0e4a6b2.html

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