Politica Estera

Published on Luglio 1st, 2016 | by Militant

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Capitalism-exit: è l’unica soluzione!

Il recente referendum britannico rappresenta un chiaro esempio di come, ai lavoratori e alle masse popolari, viene data una falsa possibilità di scegliere tra due fronti apparentemente opposti ma, in realtà, entrambi schierati contro i loro interessi.
Analizziamo nel dettaglio i due schieramenti.
Il fronte ”remain” ha visto coalizzati tutti gli esponenti di maggior rilievo del capitalismo britannico. Dagli speculatori della city londinese, alla Confindustria britannica, alle Camere di commercio: tutti i pescecani del capitalismo britannico hanno sostenuto le ragioni della permanenza nell’Unione Europea. Le ragioni sono evidenti. La crisi del capitalismo ha colpito anche quel che resta dell’impero britannico. Gli sfruttatori britannici, vedendo paurosamente ridotti i loro profitti speravano di rilanciarsi attraverso le nuove frontiere dello sfruttamento, come il TTIP, in alleanza con gli Stati Uniti. Non a caso Obama è stato uno dei principali sostenitori della politica di Cameron, tendente ad acquisire la legittimazione referendaria della permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea.
Dall’altro lato della barricata, il fronte dei vincitori ha trovato uniti il fior fiore dei reazionari, razzisti, xenofobi, a partire da Farange, alleato del Movimento 5 stelle nel Parlamento europeo, a Boris Johnson, ai fascisti inglesi; in nome del nazionalismo più retrivo tentano di dare legittimità alla caccia all’immigrato, additato come responsabile dei problemi della stragrande maggioranza della popolazione.
Il problema non è solo britannico: una vera e propria Vandea è scesa in campo, dalla Francia all’Italia, da Le Pen a Salvini, per dare uno sbocco reazionario alla sofferenza delle masse immiserite, prive di prospettiva ma, al tempo stesso, prive di coscienza e quindi incapaci di comprendere le ragioni del loro crescente impoverimento.

Quale parola d’ordine dobbiamo lanciare come comunisti?
Quella di una radicale opposizione al fronte antipopolare, capitalista e nazionalista, che non farà altro che sottoporre le masse popolari ad un’ulteriore rapina e a un sempre più grave massacro sociale. Contro l’Unione Europea che è un’alleanza di sfruttatori contro gli sfruttati, in collegamento con le lotte dei lavoratori che, dalla Grecia alla Francia, hanno dimostrato di sapere mettere in crisi le politiche della classe dominante. Contro le illusioni propagandate delle sinistre opportuniste, da Syriza a Podemos, che ancor oggi vanno prospettando un’Unione europea riformabile in senso democratico per cui battersi.

L’alternativa? Non vendere fumo, non propagandare false soluzioni: solo così è possibile ricostruire una mobilitazione coerentemente anticapitalista. Essere soggetti attivi della lotta di classe per mettere in discussione la dittatura dei padroni e della finanza, per dare una dimensione internazionalista alle lotte, perché gli sfruttati non hanno colore di bandiera nazionale, ma un unico comune nemico, i padroni.

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