Politica Estera

Published on Dicembre 20th, 2013 | by Militant

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Kiev e la scelta dei comunisti contro il revisionismo

C’è un’aria pesante in Europa, difficilmente si potrebbe trovare un paese esente da manifestazioni di piazza, che portano in strada migliaia di persone in tutti i paesi, sia dell’est che dell’ovest. Il fine di qualsiasi manifestazione è sempre: la richiesta di una condizione di vita migliore; di protezione dalla povertà, che erode sempre di più la classe media e la fa precipitare nella fame che i popoli europei avevano dimenticato; di trattamenti umani e non da schiavi nei luoghi di lavoro, che siano officine, campi o sedie d’ufficio, perché tutte le fasce lavorative subiscono l’oppressione che caratterizza il capitalismo sul lavoro. Le masse oppresse d’Europa si trovano schiacciate, da una parte c’è l’incudine dell’Unione Europea, dall’altra il martello dell’Unione eurasiatica e i rivolgimenti che accadono ora in uno, ora nell’altro campo, sono in gran parte eterodiretti dalle diverse potenze per mettere in difficoltà l’altra, ed il disagio delle masse viene usato da entrambe le parti per scagliare greggi d’uomini contro altri. Siamo di fronte ad una vera lotta tra due potenze capitaliste, che vogliono avere il controllo dell’Europa; è del 17 Dicembre la notizia che la Russia ha installato missili Iskander-M al confine con l’Europa, siamo anche a conoscenza dell’eclatante presa di posizione diretta dei ministri degli esteri europeo e tedesco, che hanno deciso di incontrare i manifestanti e non il governo ufficiale ucraino. L’assenza di un partito comunista che guidi le masse, non solo di Kiev, ma di tutta l’Europa, contro il capitalismo sotto ogni sua forma e contro ogni sua oppressione, per la trasformazione della società in senso socialista e di cooperazione tra oppressi di tutte le nazioni, dell’est e dell’ovest, fa cadere vittima la popolazione dei giochi di potere dei governi europei. La presa di posizione di partiti comunisti revisionisti, che hanno scelto una via capitalista piuttosto che un’altra e non la via socialista della trasformazione sociale, ha provocato un enorme vuoto che è stato riempito dagli ultra-nazionalisti. Certo, le particolarità nazionali dei diversi paesi e l’eterogeneità delle condizioni politiche passate e presenti esistenti non consentono di dire che il revisionismo comunista d’Europa abbia le stesse forme e posizioni ovunque. Eppure tutti questi sono caratterizzati dalla scelta di posizione verso un campo geopolitico, piuttosto che un altro, dal sostegno ad una borghesia in campo, piuttosto che alle esigenze della loro classe di riferimento. Emerge così un’omogeneità nella divisione fondamentale dei comunisti e rivoluzionari europei in una componente realmente comunista e rivoluzionaria (che non ha nulla a che fare con le vecchie guardie false comuniste ed opportuniste che vuole trasformare la società e gli uomini) ed in una componente che è diretta espressione dell’opportunismo e che rimane attaccata agli scranni parlamentari, fingendo di fare gli interessi della classe che ha in realtà abbandonato e tradito da tempo. Richiamando le parole di Lenin “compito dei comunisti è “raccogliere questi elementi marxisti – aggiungeremmo leninisti- per quanto poco numerosi essi siano all’inizio, ricordare in loro nome le parole oggi dimenticate del socialismo autentico, invitare gli operai di tutti i paesi a rompere con gli sciovinisti ed a porsi sotto la bandiera del marxismo: ecco il compito del giorno”. L’emersione di tendenze piccolo-borghesi e nazionaliste sono tipiche di tutti i paesi d’Europa e sono dovute proprio alla mancanza di partiti comunisti capaci di sfruttare l’abbattimento delle barriere nazionali per unire la classe oppressa di tutti i paesi contro l’intera classe che opprime i popoli d’Europa e del mondo. Avviene oggi anche in Italia, dove la massa degli oppressi non è stata educata in senso comunista, dove i partiti comunisti hanno perso credibilità a causa delle loro posizioni in passato filo-governative e che hanno contribuito a questo rigurgito patriottardo che sta dando ampia visibilità a gruppi fascisti del paese. In questo caso l’Italia è quindi molto simile all’Ucraina, proprio in virtù della comune linea revisionista che è comune all’Europa da decenni. La statua di Lenin abbattuta a Kiev è il risultato della messa da parte degli obiettivi comunisti, in favore di una visione che si è limitata a preferire il proprio capitalismo a quello dell’altro fronte.  Non sarà la ricostruzione delle statue abbattute che riparerà il danno compiuto da svariati anni di revisionismo, solo una decisa e paziente ripresa delle lotte per la costruzione di veri partiti comunisti che abbiano un’obiettivo comune in tutti i paesi, cioè il raggiungimento del socialismo. Bisogna indicare agli oppressi dei due blocchi europei che non è nè con la bandiera russa, nè con quella stellata dell’UE che potranno essere risolte le ingiustizie sociali che il capitalismo porta inevitabilmente con sè, ma con la bandiera rossa del comunismo. Bisogna istruirle a lottare contro il frazionismo e l’isolazionismo dei singoli paesi, perché la tendenza capitalista all’unione di tutte le nazioni per agevolare i traffici commerciali di merci e uomini può essere sfruttata a vantaggio dei comunisti, che non devono più parlare solo ai loro connazionali, ma a tutte le masse popolari europee. I comunisti devono essere contro il capitalismo di tutti i colori e devono porre alla testa delle masse solo la bandiera del marxismo-leninismo, perché il frutto del suo abbandono lo vediamo oggi in tutti i paesi del vecchio continente.

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