Ambiente

Published on Ottobre 14th, 2011 | by Militant

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NO TAV: punti di forza e debolezze

Com’era previsto, lo stato borghese ha ovviamente messo a disposizione dei suoi mandanti la forza, caricando gli oppositori di una delle più spudorate inutili “grandi opere”: il TAV in Val di Susa. Il ministro Maroni ha scatenato le sue truppe, elogiandole, in seguito, per la “missione compiuta”. E’ davvero compiuta? La popolazione valsusina, almeno quella contraria a un’opera costosissima, inutile per la società, devastante per l’ambiente e molto pericolosa per la salute – vista la presenza di uranio e amianto nel sottosuolo – sembra invece determinata a non far passare l’ennesimo saccheggio, del territorio a favore di pochi, ma molto forti, gruppi borghesi (legali o illegali, secondo la stessa legge borghese). La speculazione finanziaria e immobiliare, la devastazione del territorio fanno parte del DNA del capitalismo, ma vengono esasperati nelle epoche, come questa, di crisi profonda del modo di produzione capitalistico.

La situazione in Val di Susa è emblematica sotto vari aspetti.

Innanzitutto dimostra che la mobilitazione sociale di massa è possibile anche quando i principali referenti politici e sindacali non si muovono e, anzi, si trovano dall’altra parte della barricata. Se infatti è vero che c’è stata l’adesione di molti sindaci valligiani, è anche vero che solo la Fiom, i sindacati di base e i partiti minori dell’opposizione si sono schierati col fronte anti-TAV (partiti che però, quando erano loro al governo, l’avevano sostenuta).

È una protesta che si pone schiettamente sul terreno interclassista, che dimostra però come lo scollamento fra la più larga parte della popolazione e il mondo politico borghese alla prova dei fatti, ossia degli interessi concreti, sia lampante e irreversibile. Ma la situazione è emblematica anche perché dimostra che gli interessi del capitale, in questo caso la rapida circolazione delle merci (per altro in calo tendenziale, negli ultimi anni, in quella tratta) e gli affari miliardari legati agli appalti della grande opera, passano come un rullo compressore su tutto e tutti, indipendentemente dalle proteste, anche unitarie, della cittadinanza.

Nonostante la militarizzazione della valle, nonostante le forti pressioni per dividere e spegnere così il fronte di lotta, nonostante la brutale repressione, la resistenza anti-TAV continua. L’importante è riuscire a essere più determinati del capitale, questo treno impazzito che, fino a quando la lotta di classe non intreccerà i binari su cui viaggia, continuerà ad accelerare sulla via del disastro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel ribadire la nostra solidarietà alla lotta in Val di Susa contro il TAV, ci sembra doveroso sottolineare alcune questioni:

Ancora una volta, la borghesia e il suo stato hanno gettato la maschera dimostrando che il sistema del profitto è più che disposto a schiacciare con la forza chiunque osi ostacolarlo. Anche Napolitano e i partiti cosiddetti di opposizione come PD, SEL e IDV che hanno dimostrato ancora una volta di saper contestare quando sono in gioco questioni interne e secondarie come la vicenda di Ruby ma che quando si parla di appalti milionari non c’è alcun dubbio: il nemico da colpire col massimo della repressione è chi ostacola tali progetti (pure che si tratti di 70.000 persone che però da domani sapranno chi non votare).

Ancora una volta, emerge con drammaticità la debolezza delle sparute forze anticapitaliste, le uniche che posso indirizzare le lotte, spostandole dal ribellismo interclassista – per quanto generoso e combattivo – alla prospettiva di un coerente anticapitalismo. Infatti se in valle la lotta è forte e dura da anni, nel resto d’Italia si tace sulla attuale situazione economico\sociale che ha smascherato la vera faccia del capitalismo ormai fallito. I compagni singoli e sparsi, che pure esistono, dovrebbero trovare un motivo in più per rimboccarsi le maniche e dare il proprio attivo contributo allo sviluppo dell’organizzazione di classe, ponendosi il compito di superare le difficoltà di questa fase storica.

L’inarrestabilità della crisi capitalista, il conseguente deterioramento delle condizioni di vita dei proletari e il sempre più ricorrente uso del manganello quale risposta al profondo malessere sociale, dovrebbero essere motivi più che sufficienti per superare esitazioni e incertezze. Bisogna allargare le lotte agli altri settori del proletariato e dissolvere le ingenue illusioni sulla “democrazia” borghese, anticamera sicura delle mattanze e della sconfitta.

DAL CATANIA ALLA VAL DI SUSA SIAMO TUTTI PER LA DIFESA DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO!

DA TORINO ALLA VAL DI SUSA, DAL PIEMONTE ALLA SICILIA, LA PAROLA D’ORDINE È LOTTA DI CLASSE E COSTRUZIONE DEL PARTITO RIVOLUZIONARIO!

Collettivo Red Militant

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