Politica Estera

Published on Luglio 12th, 2015 | by Militant

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Referendum Grecia: Tsipras, il ciarlatano, getta la maschera

Dopo il primo articolo riguardante il referendum, riteniamo di dover analizzare il post-voto.

La proposta di accordo inoltrata da Tsipras agli strozzini della UE ha il grande merito di mettere a nudo le reali intenzioni programmatiche del capo del governo ellenico.
Lasciate alle spalle le fumose e inconsistenti trovate propagandistiche (il referendum) resta la piena condivisione da parte di Tsipras della politica neoliberista, tutta “lacrime e sangue”, voluta dalla troika.
Vediamola nei dettagli la sostanziale identità tra le proposte dei poteri forti dell’UE e quelle di Tsipras:

  • Secondo quanto proposto da Juncker (28 giugno) i creditori strozzini offrivano la dilazione nel tempo (non la riduzione) del debito greco. Proprio quello che Tsipras chiede ai suoi interlocutori oggi: la dilazione nei tempi di restituzione. Esattamente l’opposto di quanto avevano votato tante anime semplici, sensibili alla propaganda di Tsipras.
  • Gli stessi elettori avevano rifiutato l’ipotesi di aumento dell’IVA sui beni alimentari e sulle medicine. Tsipras ha puntualmente disatteso il loro volere e le sue promesse anche in questo caso.
  • Nel testo rifiutato dal popolo credulone si respingeva la proposta UE di imporre l’obbligo di un avanzo primario del 3,5% nel 2018, da raggiungere a partire dall’1% di quest’anno, con il conseguente corollario di sacrifici e di sfruttamento bestiali. Tsipras, ovviamente, anche in questo caso ha sposato in toto le posizioni dei politicanti dell’UE.
  • Un altro cavallo di battaglia della campagna referendaria che aveva entusiasmato il popolo gregge era quello del rifiuto di aumentare l’età pensionabile a 67 anni e di smantellare i sussidi alle pensioni più basse. Tsipras con un colpo di spugna cancella ancora una volta la volontà dei suoi sostenitori e sposa senza riserve le posizioni della Troika in materia di pensioni.
  • Ancora un altro caposaldo della sua campagna elettorale è stato quello del No alle privatizzazioni di porti ed aeroporti. Ebbene l’eroe della sinistra “ragionevole” fa rapidamente dietrofront e si schiera a favore delle privatizzazioni degli aeroporti regionali e dei porti del Pireo, di Salonicco e dell’Hellenicon.

Del resto già dopo la chiusura delle urne Tsipras aveva chiarito le sue intenzioni. Aveva invocato l’unità nazionale, ridando fiato alle destre conservatrici e legittimando il ruolo del reazionario Presidente della Repubblica. Per di più aveva schierato l’esercito a fianco della polizia con funzioni chiaramente repressive. Ne è seguito l’appoggio parlamentare delle forze conservatrici e lo sgretolarsi di Syriza, destinato ad aggravarsi nei prossimi giorni.
Salutiamo senza rimpianti il rapido crollo del mito Tsipras, al quale si stavano aggrappando tanti (da Landini a Sel a Rifondazione ai pentastellati) in cerca di una sponda estera che rilanciasse i loro decadenti ruoli. Anche la proposta di “Riforma sociale e democratica” lanciata dalla “Sinistra europea” volge rapidamente al capolinea, spazzata via dall’incompatibilità di ogni ipotesi riformista nell’Europa capitalista.

Riaffermiamo il nostro pieno sostegno ai compagni del KKE che hanno saputo mantenere con fermezza il loro programma rivoluzionario, rifiutando di lasciarsi attrarre dalle sirene del riformismo “a portata di mano” cioè del cedimento e del tradimento delle prospettive di cambiamento radicale condivise dalla parte più cosciente delle masse popolari.

Le vicende greche sono la dimostrazione che è necessario liberarsi dalla convinzione che “il popolo ha sempre ragione”: il popolo in balia di direzioni socialdemocratiche, opportuniste, nazionaliste, borghesi è destinato a diventare massa di manovra per interessi di classe opposti a quello di cui si dovrebbe fare portatore.
I comunisti greci non hanno abdicato al proprio ruolo storico, hanno chiarito ancora una volta che la soluzione alla crisi esiste ed è fuori dal capitalismo: rinuncia al pagamento del debito, nazionalizzazione delle banche, esproprio dei ricchi capitalisti, potere popolare. Da qui occorre partire per ridare speranza al popolo greco, mettendosi alle spalle le ingannevoli scorciatoie opportuniste di cui Syriza in Grecia e Podemos in Spagna sono gli ultimi rappresentanti.

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