Scuola e università no image

Published on Ottobre 12th, 2011 | by Militant

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Scuola e università: un peso di cui liberarsi

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una serie di provvedimenti atti a tagliare le spese dell’istruzione nel nostro paese. Dalla Moratti a Fioroni e ora, con la Gelmini, il colpo finale.

Se nel 2008 denunciavamo che le leggi 133 e 169 avrebbero comportato un ridimensionamento totale della scuola e dell’università con tagli a docenti, strutture e servizi con relativo aumento delle tasse, questo si è pienamente verificato in maniera anche più tragica del previsto.

Alcuni numeri per renderci conto dell’entità della questione: 8 miliardi di euro tagliati alla scuola pubblica, 400 milioni aggiunti al finanziamento delle scuole private, 1,5 miliardi di euro tagliati all’università e alla ricerca, dal 2009 al 2011 87.400 docenti in meno nelle scuole (dati Miur).

In più numerose le novità che riguardano la gestione economica delle università: la governance diventa sempre più di stampo aziendalistico, prende piede la figura di un “rettore manager” che deve far tornare i conti finanziari prima che garantire un elevato livello di formazione e di ricerca.

Fondamentale è l’ingresso nelle università dei privati come finanziatori esterni che però acquisiscono poltrone (fino al 40%) nei consigli d’amministrazione degli atenei e quindi potere decisionale. Ci chiediamo quindi, come verranno distribuiti i soldi? Quali progetti verranno finanziati? È evidente che nessun privato vorrà investire nella ricerca di base (che non offre profitti immediati) ne nella ricerca in campo umanistico (anch’essa poco remunerativa). Assistiamo quindi ad un processo ampio che porta ad una manipolazione della ricerca e dell’università che saranno presto solo strumento di speculazione economica da parte delle grandi multinazionali facendo perdere ogni traccia di indipendenza dagli interessi privati.

Marginalizzati sempre più sono le figure dei precari (dell’università come della scuola) che perdono ogni possibilità di ottenere il posto di lavoro fisso e quindi la stabilità economica necessaria a garantire una agiatezza ormai solo sogno lontano.

Abbiamo davanti un modello che prevede contratti a mesi senza alcuna rappresentanza ne sindacale ne tanto meno all’interno degli organi decisionali degli atenei (nel caso dei ricercatori) e un blocco totale del turn-over (ovvero dell’integrazione di giovani ricercatoridocenti in sostituzione di quelli che vanno in pensione). Infatti se per i docenti universitari ogni 5 che vanno in pensione solo 1 precario entra di ruolo a sostituirlo, nella scuola pubblica questo processo ha già portato ad un taglio di circa 80.000 cattedre in tutta Italia.

Ma cosa comporta quindi tutto questo per gli studenti e le loro famiglie?Comporta una generale diminuzione della qualità dell’istruzione, una diminuzione dei servizi offerti agli studenti e alle loro famiglie, un aumento delle tasse e delle spese.

Più nel dettaglio: nelle scuole le aule diventano sempre più affollate con un’ automatica diminuzione della qualità dell’insegnamento (esistono da quest’anno aule con 50 ALUNNI) e della sicurezza; l’assistenza ai ragazzi con problemi di disabilità è ormai solo un lontano ricordo; le mense, i doposcuola e le attività extrascolastiche sono sempre più spesso soggette a tasse extra.

Nelle università i numeri chiusi a tappeto escludono a priori la possibilità di scegliere liberamente il proprio settore di studi; chi non può sostenere la spesa economica dei corsi di preparazione ai test difficilmente può accedere a facoltà come medicina o farmacia ad esempio (ecco qui un primo favore ai privati che grazie a questo provvedimento vedono migliaia di iscritti ai loro corsi ogni anno).

Le tasse in tutti gli atenei stanno aumentando sensibilmente ogni anno (nell’ateneo catanese sono aumentate anche del 40% per le fasce di reddito più basse mentre solo del 10% per le fasce più alte) rendendo l’università sempre più difficile da raggiungere per le classi più disagiate e restringendo gli studenti iscritti ad una élite di fortunati.

L’aumento delle tasse è anche affiancato da una riduzione dei servizi essenziali quali borse di studio, mense, aule studio e dalla chiusura di numerosi corsi di laurea e facoltà intere (massimo 9 per ateneo).

Nega la possibilità di entrare nel mondo lavorativo universitario a causa del blocco del turn-over e alla riduzione selvaggia ed indiscriminata delle cattedre e del numero di ricercatori.

Alcune considerazioni.

È chiaro a tutti che la riforma dell’istruzione portata avanti dai vari governi, di centro sinistra come di centro destra negli ultimi anni, ha un obiettivo preciso: tagliare la spesa pubblica ed eliminare il ruolo formativo che scuola e università hanno sempre rivestito, dando vita così a nuove generazioni ignoranti e prive di qualsiasi coscienza.

Persino la nostra costituzione recita (art.34) che “la scuola è aperta a tutti” e aggiunge che hanno diritto ad accedere ai gradi più alti degli studi «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi» (comma 3).

Così, se da una parte il governo taglia circa 10 miliardi all’istruzione (solo quella pubblica ovviamente), il ministero dell’istruzione finanzia un progetto “scientifico” che prevede studi per la costruzione di satelliti che avranno anche funzioni militari (come spendere denaro destinato all’istruzione per scopi militari insomma), rifinanzia le missioni militari all’estero di ben 4 miliardi, continua a sostenere la presenza della NATO in Italia sborsando il 40% delle spese totali di gestione delle basi, sovvenziona le banche in crisi.

In quanti sanno che ci sono università private come la E-Campus di Berlusconi che concedono “master” anche a chi ha solo il diploma di scuola superiore? Ovviamente ci si può prendere qualunque titolo, l’importante è pagare!

L’abisso tra chi ha i soldi per permettersi gli studi e chi è costretto a fermarsi al liceo si allarga sempre più; prima di iscriverti all’università tutti hanno già speso almeno 40€ per ogni test d’accesso e magari hanno anche pagato per i corsi di preparazione. Senza parlare del fatto che non si è liberi di accedere alla facoltà che più si confà ai propri interessi; l’eccellenza nella carriera scolastica è condizione per accedere all’università…immaginiamo Einstein che al liceo non era davvero uno studente modello: non sarebbe mai entrato all’università!

E come non ricordare il progetto finanziato dal ministero dell’istruzione col patrocinio di quello della difesa che prevedeva lezioni di autodifesa nelle scuole con chiari modelli militari? Insomma, istruire gli studenti alla disciplina, al rispetto e al sacrificio per la patria.

Si tratta di una storia già vissuta dal nostro paese circa 80 anni fa: diminuzione dei finanziamenti al settore dell’istruzione pubblica affiancata dal rifinanziamento delle scuole private in particolare quelle cattoliche, taglio agli insegnanti, inserimento di progetti militari per gli studenti, rifinanziamento delle spese militari. Questi i provvedimenti presi dal governo di Mussolini per indottrinare le nuove generazioni.

Se tutto ciò è inquadrato in una visione più ampia sulla gestione del settore pubblico nel nostro paese, sulle nuove forme contrattuali proposte da Marchionne per la FIAT e ben accettate dall’intera confindustria, ci rendiamo conto di come il governo stia tentando, con buoni esiti, di uscire dalla crisi spremendo le masse di lavoratori ed indebolendo la coscienza e la conoscenza per mantenere inalterato lo status economico di cui gode da sempre la classe dirigente non solo italiana ma mondiale.

L’istruzione che vorremmo noi La scuola e l’università in quanto centri di formazione di ogni persona devono essere garantiti a tutti senza distinzione alcuna.

Riteniamo infatti che fino alla scuola dell’obbligo, all’età di 18 anni, si debbano garantire agli studenti in maniera gratuita:

  • l’acquisto dei libri
  • le mense
  • i servizi doposcuola e recupero
  • l’assistenza ai disabili per tutta la durata dello svolgimento delle lezioni.

L’università deve essere uno strumento per approfondire le proprie conoscenze e il proprio spirito critico senza discriminazioni di classe.

Così è necessario offrire gratuitamente a tutti gli studenti:

  • libri e materiale didattico
  • strutture adeguate allo studio e alla ricerca
  • alloggi per i fuori sede
  • trasporto sui mezzi pubblici
  • servizio mensa.

La ricerca universitaria deve essere finanziata dallo stato rendendola indipendente dagli interessi privati, elevandola a puro strumento di conoscenza e approfondimento scientifico.

Fondamentale è l’eliminazione delle figure dei precari dando a tutti la stabilità necessaria a vivere serenamente il proprio lavoro e la propria esistenza.

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