Politica Estera

Published on Luglio 4th, 2015 | by Militant1

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Tsipras e la politica economica europea

Attraverso una breve analisi economica, vogliamo andare oltre i finti battibecchi degli ultimi giorni, per capire quali sono le reali possibilità di cambiamento per i lavoratori greci, ma anche europei. Da sinistra a destra (fascisti inclusi)  molti salutano Tsipras come l’eroe della democrazia e del popolo contro lo strapotere dell’Europa dell’austerity e della grande finanza internazionale. Nei regimi capitalisti la politica ha un ruolo marginale, i mercati sono i veri protagonisti. Analizzando gli indici borsistici di oggi con quelli del possibile crack greco del 2009, dovremmo domandarci perché c’è una sostanziale differenza sul modo in cui gli istituti bancari stanno reagendo a situazioni molto simili. Nel 2009 Gli istituti di credito francesi erano esposti alla crisi greca per 78,8 miliardi di dollari, quelli tedeschi per 45 miliardi di dollari. Le banche italiane erano esposte per 6,8 miliardi di dollari e le spagnole per 1,21 miliardi di dollari. Con il tempo tutto è progressivamente cambiato,  nel 2014 le banche tedesche erano esposte per “soli” 13 miliardi, mentre lo stato tedesco per 61 miliardi, uno spostamento dell’esposizione dal settore privato al pubblico. Così anche lo stato francese, che ha diminuito l’esposizione bancaria a 1,8 miliardi e aumentato quella pubblica a 46 miliardi. E l’Italia? È esposta per 42 miliardi, tutti derivanti dal settore pubblico.  Com’è avvenuto il trasferimento? È successo grazie ai prestiti che i paesi dell’euro zona hanno fatto alla Grecia, che sostanzialmente sono serviti solo a cambiare i creditori, da privati a pubblici. Ecco perché oggi i mercati sono molto meno “agitati” rispetto al 2009, perché sono i ceti più deboli dell’euro zona ad avere la patata bollente in mano. Tsipras vuole chiedere un ulteriore prestito all’ESM, cioè il meccanismo europeo salva stati. Tsipras, perfettamente integrato nel meccanismo capitalista, piuttosto che denunciare la frode compiuta ai danni delle popolazioni europee, cioè un regalo dei debiti di pochi privati ai settori pubblici, continua a chiedere prestiti pubblici agli Stati europei. Un vero politico difensore dei lavoratori europei e greci avrebbe denunciato da tempo questo meccanismo selvaggio e avrebbe dichiarato il rifiuto del pagamento di un debito che non è dei greci, degli europei e degli Stati, ma di enti privati (cioè del capitale finanziario), che prima hanno lucrato, per poi tirarsi indietro, con la complicità dei governi capitalisti europei. Oggi non si tratta certamente di puntare il dito contro il popolo greco, sostenendo che non vuole pagare il suo debito o contro l’austerità delle norme che dovrebbero consentire di pagare il debito, ma contro il debito stesso, perché solo così è possibile uscire da un meccanismo perverso. Non si tratta, quindi, di addossare le responsabilità ad uno stato, Germania o Grecia, nè a una moneta, Euro o Dracma, si tratta di capire che il capitalismo porta alla scomparsa del bene pubblico in favore di quello privato, anche a costo di distruggere le prospettive di vita di interi popoli. Il capitalismo vuole una privatizzazione dei profitti e una socializzazone dei debiti e questo meccanismo infernale continuerà finché accetteremo di regolare la società in base al profitto e, conseguentemente, al debito. Il KKE in Grecia denuncia, e noi ci associamo alla denuncia dei compagni greci, che quello messo in piedi oggi è un teatrino che lascia indifferenti i mercati, che si sono messi al sicuro a loro tempo. Tsipras ha indetto un referendum che vuole comunque che il debito di altri sia pagato dai greci. Noi diciamo che il debito non è dei greci e che sono i capitalisti in debito con i lavoratori europei! |

 

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