Ambiente

Published on Novembre 7th, 2014 | by Militant

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Distruzione ambientale: la causa è chiara

Venti fortissimi, uragani, piogge torrenziali sono eventi metereologici comuni…nelle zone tropicali del pianeta. Negli ultimi anni, con frequenza sempre maggiore, questi fenomeni si stanno estendendo ad aree del globo che mai, negli ultimi millenni, ne erano state interessate. L’Italia proprio nelle ore in cui scriviamo questo breve articolo, è vittima di alluvioni e venti forti i cui effetti sono amplificati dalle terrificanti condizioni dei nostri territori martoriati dalla deforestazione e dalla cementificazione (cause dell’elevatissimo rischio idrogeologico che interessa il nostro paese).
Mentre, incredibilmente, in molti sostengono che si tratti di fenomeni normali, prevedibili e ciclici, gli studiosi di tutto il mondo sottolineano come il susseguirsi di fenomeni inusuali e particolarmente violenti siano fuori dalle statistiche e vadano collegati ad un rapido cambiamento climatico dovuto all’uomo.

Non ci dilungheremo troppo su questo aspetto, in realtà noto ai più: il riscaldamento globale non è un fenomeno naturale e indipendente dall’azione dell’uomo ma trova le sue fondamenta in particolare nel fenomeno noto come effetto serra. Alla base di questo processo vi sono le emissioni di anidride carbonica (CO2) dovute alle attività industriali e in generale alla combustione di carburanti che comportano che le radiazioni solari restano intrappolate nell’atmosfera ricca di questo gas provocando un aumento della temperatura. C’è chi sostiene ormai il punto di non ritorno sia stato superato e c’è chi invece ritiene si possa ancora tornare indietro. Effettivamente alcuni studi dimostrano che una volta avviato il processo del riscaldamento globale questo si autoalimenti (a prescindere dall’attività dell’uomo) in un circolo vizioso causato dell’emissione in atmosfera di metano (che è anche più dannoso della CO2)  liberato dai ghiacci artici che ne sono ricchi, i quali si stanno sciogliendo e il cui scioglimento è incrementato dall’aumento della temperatura causato dall’emissione di metano stesso.
Detto ciò una cosa è chiara: il rapido declino ambientale cui stiamo assistendo anche in questi ultimi giorni è iniziato nel XIX secolo in concomitanza con l’esplosione industriale ed è direttamente dipendente dal sistema di sviluppo (o sottosviluppo) economico fondato sul massiccio sfruttamento delle risorse naturali (combustibili fossili in primo luogo) e delle risorse umane, vorremmo aggiungere.

Ciò che ci preme sottolineare qui è come una corretta analisi dello stato di salute del pianeta e delle prospettive di miglioramento dello stesso non può in alcun modo prescindere da una critica al sistema socio-economico capitalista che è il vero colpevole dello stato in cui il pianeta si trova.

Non esistono chiacchiere: pesca selvaggia, iper-allevamento di animali da carne, deforestazione, sovrasfruttamento di combustibili fossili ecc. ecc. sono tutti aspetti derivanti da un unico virus…il capitalismo e il suo bisogno di accumulare profitto oltre ogni limite.

Troppe sono le associazioni ambientaliste che, pur di tutelare la propria immagine e aprirsi alle persone di ogni schieramento politico,  in realtà divengono colpevoli di omettere l’analisi più profonda e corretta sul declino ambientale divenendo nei fatti colpevoli del mantenimento del sostanziale status-quo. Non vogliamo con questa affermazione rinnegare l’indubbio contributo che questi gruppi hanno dato alla tutela ambientale, senza i quali probabilmente oggi la situazione sarebbe anche molto peggiore ma vogliamo con questa osservazione invitare ad una profonda riflessione su questo tema.
Non esistono alternative per il nostro pianeta: abbattere il capitalismo è una necessità e l’unica via esistente è la pianificazione dello sfruttamento delle risorse e dello sviluppo, ovvero un modello socialista.

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