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Published on Ottobre 14th, 2011 | by Militant

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Guerra sociale contro guerra padronale: la lotta per il comunismo è l’unica via d’uscita!

La coalizione berlusconiana in disfacimento sopravvive a se stessa solo per attuare una catena senza fine di “manovre” per salvaguardare gli interessi dei parassiti finanziario-immobiliari e del padronato attraverso il dissanguamento delle masse popolari. Questa catena di provvedimenti sanguinari, soprannominata “politica di rigore a sostegno dei conti pubblici”, merita per il momento il nome di “linea Napolitano”: infatti sotto il pungolo permanente della presidenza della Repubblica i Berlusconi-Tremonti-Bossi-Maroni in piena crisi trovano il sostegno dell’ “opposizione” con un turpe mercanteggiamento generale, che si svolge dentro e fuori il Parlamento, alla ricerca di qualsiasi compromesso possibile per massacrare i giovani, le lavoratrici e i lavoratori locali e immigrati, i pensionati e buona parte dei lavoratori autonomi.

E più si va avanti più si vede l’impoverimento dei salari e delle pensioni, la devastazione delle condizioni di lavoro e della dignità dei lavoratori, la voracità criminale degli strozzini finanziari (banchieri, gestori di fondi di investimento, redditieri vari) che pretendono di ricavare tassi di interesse sempre più elevati sui titoli del debito pubblico, con pressioni e ricatti che portano al fallimento delle casse statali.

Le Confederazioni sindacali (Cisl-Uil-Cgil) si sono poste interamente al servizio della “linea di rigore” e del padronato schiavizzatore contro giovani e lavoratori; salendo sulla barca dell’ “unità nazionale” dietro a Napolitano (vedi accordo interconfederale 28 giugno). La Fiom, dopo aver cercato di contenere con la sua campagna “uniti contro la crisi” l’antagonismo operaio nel quadro politico-istituzionale marcito e in disfacimento, si è posta sulla scia della Cgil approdando al modello padronale della “new-co”, ripreso dal ministro Sacconi nell’ultimo decretone di agosto.

In questo quadro, lo sciopero generale del 6 settembre 2011, proclamato dalla CGIL ha rappresentato un momento del conflitto interno alle forze di potere su come e su chi scaricare i costi del salvataggio della finanza pubblica e delle banche; non conteneva un briciolo di difesa degli interessi di classe dei lavoratori, ma solo qualche suggerimento al governo a “tutela” di interessi particolari o settoriali.

Dal 2010 la politica di massacro dettata dal sistema capitalista sta suscitando in Italia in Europa nel Mediterraneo e in tutto il mondo una catena di proteste lotte sollevazioni giovanili proletarie e popolari. Qui in Italia l’anima del movimento proletario è rappresentata dalla rabbia e dalle proteste dei disoccupati in gran parte giovani, che accumulano tensione crescente in un mercato del lavoro senza sbocchi, sempre più ricattatorio e schiavistico. Essi hanno appoggiato i cortei operai, impegnati in una resistenza accanita a difesa del posto di lavoro o per arginare l’aggravamento delle condizioni di lavoro. Inoltre un ruolo importante hanno giocato i lavoratori immigrati, all’interno del movimento proletario e operaio, per la loro battaglia quotidiana contro la rapina padronale o le espulsioni; e per il contributo diretto alle azioni e alle manifestazioni di lotta di classe.

Sono queste le forze in movimento che da tempo si stanno contrapponendo alle “manovre di scannamento” attuate dal blocco di potere parassitario, nel quadro di una vera e propria guerra sociale.

In questo quadro le forze attive e le avanguardie del movimento giovanile, proletario, femminile ed immigrato non devono attardarsi nella critica della “finanza imbrogliona” o della “politica corrotta” oppure perdere tempo nella difesa di una “democrazia” che non c’è o attardarsi nella nostalgica difesa di “diritti” che la crisi del sistema capitalistico ed il potere del blocco parassitario hanno travolto da tempo. Devono gettarsi nella lotta contro il potere parassitario e il sistema in piena crisi: lottare per abbattere il capitalismo, non per salvarlo; lottare per il potere proletario e per il comunismo.

 

Occorre battersi per i seguenti obbiettivi immediati:

– esigere la cancellazione del debito pubblico con obbligo del Tesoro di rimborsare i piccoli risparmiatori;

– respingere ogni forma di federalismo egemonico e divaricatore e favorire l’unione dei lavoratori;

– formare i “comitati proletari di controllo” per impedire che i fondi previdenziali gestiti dall’INPS e dall’INAIL vengano manipolati dal governo a favore di banche e imprese per risarcimenti o per scopi bellici;

– combattere la “politica di rigore” con tutte le manovre in campo fiscale, retributivo, assistenziale;

– rivendicare la riduzione della giornata lavorativa contro ogni assurdo prolungamento;

– esigere il salario minimo garantito di euro 1.250 mensili intassabili per disoccupati e lavoratori sottoremunerati e per i pensionati con assegni minimi o inferiori;

– esigere il blocco degli sfratti, l’assegnazione di alloggi popolari a fitti bassi e/o gratuiti per persone povere o bisognose; il blocco delle rate mutuo per i senza lavoro e cassintegrati;

– esigere l’abolizione dell’IVA sui generi di largo consumo e dell’IRPEF su salari, stipendi, pensioni, almeno fino al livello del salario minimo garantito;

– battersi affinché scuola sanità trasporti rispondano gratuitamente ai bisogni formativi psico-fisici e di movimento delle masse lavoratrici locali ed immigrate.

Collettivo Red Militant

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