Approfondimento

Published on Febbraio 28th, 2015 | by Militant

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NO TTIP, NO IMPERIALISMO

Lottare contro il TTIP, il capitalismo e l’imperialismo: ora e subito!

stop-ttipIl sistema capitalista in crisi cerca di uscire dalle difficoltà insormontabili che hanno arrestato la sua capacità di produrre profitti dando un’ulteriore spallata agli ultimi residui degli stati nazionali e dei vecchi orpelli della democrazia formale borghese.

Spazzate via le consuetudini dello “stato di diritto”, relitto arcaico di uno strumento politico ormai inservibile per i padroni e le loro esigenze di accumulazione, ecco salire alla ribalta l’ultima frontiera dell’aggressività dell’imperialismo dominante – quello statunitense – con il suo codazzo di paesi satelliti che lo seguono fedelmente nella speranza di riuscire a garantire ai profittatori locali la ripresa dei loro affari.

Così si spiega la nascita del TTIP (Transatlantic Trade Investiment Partnercship) e del TPP (Trans Pacific Partnership) con cui i governi degli Stati Uniti e dei paesi ad essi subalterni, in Europa e in Asia, hanno deciso di abbattere barriere doganali e legislazioni a tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori per realizzare un mercato mondiale sotto il controllo USA, ridimensionando le pretese commerciali di Russia e Cina.

Nulla di nuovo sotto il sole: la tendenza alla costituzione di un mercato unico mondiale che la facesse finita con le “patrie” era già stata spiegata scientificamente da Marx nel “Manifesto del partito comunista”. Lì stanno le premesse teoriche che ci consentono di capire il ruolo odierno dell’imperialismo, reso ancor più aggressivo dalla devastazione economica e dall’incapacità storica di risolvere i problemi di vita e di lavoro della stragrande maggioranza della popolazione mondiale.

Non occorrono nuovismi teorici né palingenesi organizzative per far fronte a questo nuovo attacco alle prospettive di vita delle masse popolari su questo pianeta. Nè tantomeno risolve qualcosa pensare di spostare indietro le lancette dell’orologio della storia riprendendo logore parole d’ordine socialdemocratiche definitivamente spazzate via dalla devastante crisi che ha colpito il sistema capitalista.

Allo stesso tempo è sterile il richiamo all’autonomia della “politica”, come se essa fosse stata la vittima di non meglio precisate “lobbies”. La politica della classe dirigente statunitense ed europea ha affermato in pieno il suo ruolo proprio nella imposizione del TTIP:

Renzi in primis ma anche i governanti degli altri paesi UE (oltre, ovviamente, a quelli statunitensi) non hanno rinunciato per nulla al loro ruolo e certo ridurremmo la campagna contro il TTIP a una inutile kermesse se non avessimo chiaro che il problema è di classe, cioè che il TTIP è espressione della dittatura della classe dominante che tende a concentrare il poche multinazionali il dominio della produzione (geneticamente modificata, distruttrice del pianeta, criminale nei suoi intenti e nelle sue realizzazioni).

Se pensassimo di opporci all’austerity e alla troika salvando tutto il resto (cioè le metastasi che ha prodotto questa società fondata sullo sfruttamento) faremmo una battaglia monca e priva di prospettive: l’austerity e la troika sono espressione di un capitalismo decadente che non ha più nulla da dare ma ha tutto da chiedere agli sfruttati.

Se non si pone all’ordine del giorno il problema di cambiare sistema sociale si resta nel campo delle chiacchiere e dei borbottii. E non serve a nulla.

L’epoca delle rinunce e del “buon senso”, delle rivendicazioni anchilosate e poste entro la rassicurante cornice delle istituzioni borghesi ha fatto il suo tempo. E’ ora di cambiare marcia e di invertire la rotta.

Abbattere i rapporti di proprietà capitalistici è l’unica soluzione. Espropriare senza indennizzo i padroni è la via d’uscita.

Fuori dalla UE e dalla Nato, senza negoziare nulla con la classe dominante ma mettendo davvero in discussione il suo potere.

Il riformismo, in tutte le sue salse, si è rivelato un’utopia impossibile e ormai fuori dalla storia: il socialismo è l’unica prospettiva credibile di trasformazione sociale e di costruzione di una vita degna di essere vissuta.

Cosa è il TTIP? Scheda informativa:

Il TTIP (Transatlantic Trade Investiment Partnership) consegue a una delega del 2013 con la quale i capi di governo di ventotto paesi europei hanno concesso l’autorizzazione alla Commissione europea di stabilire  un accordo con gli Stati Uniti per l’abbattimento delle barriere doganali e la liberalizzazione del commercio fra gli stato partecipanti.

Occupazione: Secondo i suoi sostenitori Il TTIP produrrebbe effetti benefici sull’occupazione. Uno studio recente (Global development and environment institute) smentisce sul nascere questa tesi e dimostra che la sfrenata competizione cui sarebbero sottoposti i lavoratori europei provocherà una perdita complessiva di 600.000 posti di lavoro nell’Unione europea che colpirà in primo luogo i paesi nordeuropei ( – 223.0000)  la Germania (-134.000), la Francia (-130.0000) e l’Europa meridionale.
Con il trattato Nafta (stipulato tra USA, Canada e Messico) si sono potute vedere le conseguenze di questo tipo di “accordi”: concentrazione della ricchezza in poche mani e riduzione media degli stipendi di circa il 20%.

Alimentazione e ambiente: Il trattato si  muove nell’ottica del superamento delle restrizioni sanitarie ed ambientali che impediscono l’importazione in  Europa di carni trattate con ormoni, di OGM o di altri tipi di sostanza tossiche (presenti ad esempio,  nel latte).
L’Europa diventerà terreno di conquista e di saccheggio mettendo in atto l’estrazione di idrocarburi con la tecnica devastante per l’ambiente nota come “fracking gas”

Privatizzazioni: esse riguarderebbero  anche i servizi pubblici e persino il libero accesso al web verrebbe sottoposto a controlli funzionali agli interessi delle multinazionali del settore.
Verrebbero rimossi i limiti alle multinazionali del settore medico con rischi evidenti per la salute.
Inoltre le liberalizzazioni favoriranno gli appetiti dei pescecani della finanza pronti a partorire ovunque altre Lehman brothers.

Arbitrato internazionale: diventerà ufficiale il ruolo subalterno degli stati nei confronti dei capitalisti. Questi ultimi potranno ricorrere  ad un organismo arbitrale terzo in caso di controversie con stati che non dovessero essere accondiscendenti con le loro pretese.

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